Anche Il Sole 24 Ore racconta la mia proposta per far crescere le nostre PMI.Un credito d’imposta per chi si avvale di Temporary Manager, professionisti in grado di accompagnare le imprese nei momenti di crisi, riorganizzazione e rilancio.Un passo concreto per rendere più competitivo e moderno il tessuto produttivo italiano.
Federica Micardi
Un credito d’imposta per incentivare le Pmi a ricorrere a temporary manager. È quanto prevede la proposta di legge 2474 - prima firmataria l’onorevole Letizia Giorgianni (Fdi) - che il 4 novembre ha cominciato il suo iter parlamentare.
«L’iniziativa legislativa è nata da una proposta dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili – racconta il presidente dell’Unione Francesco Cataldi – che ha trovato nell’onorevole Giorgianni una promotrice determinante. L’obiettivo è garantire alle Pmi l’accesso a competenze manageriali avanzate nei momenti di riorganizzazione, innovazione e rilancio strategico». In Italia la figura del dirigente temporaneo è sottoutilizzata rispetto ad altri Paesi europei, ed emanca nell’ordinamento un quadro normativo e organico che disciplini, riconosca e promuova il ruolo di dirigente a progetto, soprattutto nelle piccole e medie imprese.
La proposta di legge – ora in discussione presso la Commissione finanze della Camera – vuole colmare il ricorso al temporary ed interim manager attraverso agevolazioni fiscali riconosciute solo al raggiungimento di determinati risultati.
Per accedere al beneficio il temporary manager deve essere un dottore commercialista iscritto all’Albo, con almeno tre anni di esperienza gestionale e due incarichi in organi amministrativi o di controllo oppure un professionista under 35 con laurea magistrale in scienze economico-aziendali, e con almeno tre anni di esperienza in ruoli gestionali. L’incentivo consiste in un credito d’imposta utilizzabile in compensazione parametrato al compenso riconosciuto al manager temporaneo, pari al 20% per le medie imprese e al 30% per le piccole e micro imprese. Il credito viene riconosciuto solo se vengono raggiunti specifici incrementi dell’Ebitda (che misura gli utili al lordo di interessi, imposte, deprezzamenti e ammortamenti), pari al 5% nel primo anno, al 10% nel secondo e al 15% nel terzo anno.