
Poco più di un anno fa, in un quartiere dimenticato da Dio, veniva ritrovato il corpo senza vita di un’adolescente: seminuda, distesa supina su uno sporco materasso all’interno di uno stabile divenuto locale di spaccio selvaggio e incontrastato. Qualcuno le aveva dato della droga, molta. Stava male, aveva bisogno di un medico. Era stata violentata da un gruppo di bestie, uomini molto più grandi di lei, che avevano approfittato del fatto che fosse praticamente incosciente. Nessuno chiama l’ambulanza che le avrebbe potuto salvare la vita. Neppure quel piccolo gesto di misericordia. E così, la mattina dopo, il suo corpo di bambina viene rinvenuto nello stabile abbandonato di via dei Lucani. Ieri in aula gli esperti che effettuarono l’autopsia sul corpo della 16enne hanno rivelato che desirèe fosse ancora vergine prima di essere seviziata e uccisa dal branco, cade così l’ignobile tesi di coloro che sostenevano si fosse “venduta” per avere in cambio una dose.
Si, perchè anche se appare impossibile un tale abominio intellettuale ci fu anche chi continuò ad infierire sul corpo di quella bambina: i politici democratici e progressisti, gli intellettuali illuminati, che si impegnarono fin da subito in accorati appelli a coltivare “un senso di umanità”, difendendo a spada tratta quei mostri che si erano accaniti su di lei in modo brutale ed animalesco. Lo stupro e l’omicidio di Desirèe vengono quasi rimossi nell’analisi dei fatti. La sua morte viene semmai raccontata come un effetto connesso allo sballo giovanile, roba che non scandalizza le coscienze, nemmeno se c’è di mezzo il corpo straziato di una bambina.
Ritroviamo qualcosa di lei nel suo profilo social, un diario dove custodiva le sue piccole e grandi inquietudini. Ci sorride con l’apparecchio ai denti e quegli atteggiamenti un po’ ribelli neutralizzati da uno sguardo dolce e inquieto. L’ingenua vanità di una ragazzina con un filo di rossetto, schiacciata dall’indifferenza di una società che non è riuscita ancora a guardare in faccia la sua morte assurda e che ha persino avuto il coraggio di etichettarla come tossica.
Lei adesso è morta, non possiamo fare più niente per lei. Ma se ci pensiamo bene, anche senza facebook, un ultimo messaggio ce lo ha lasciato: siamo morti con lei.
Un Paese che non ha pietà neppure per le anime fragili, un Paese che non sa occuparsi neppure dei propri figli è morto, e non lo sa.
Lascia un commento